I disturbi dell'alimentazione si dividono in due categorie, l'Anoressia Nervosa e la Bulimia Nervosa.
L'Anoressia Nervosa è il rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale.
La Bulimia Nervosa è caratterizzata da ricorrenti episodi di "abbuffate" seguiti dall'adozione di mezzi inappropriati per controllare il peso, come il vomito autoindotto, l'uso di lassativi, diuretici o altri farmaci, il digiuno o l'attività fisica eccessiva.
In entrambi i casi si ha un'alterata percezione del peso e della propria immagine corporea.
Ma l'Anoressia e la Bulimia sono anche il sintomo tangibile di un dolore che non si vede, di un disagio psicologico covato a lungo nei propri vissuti personali e familiari. Paradossalmente esse sono una scelta e perfino una cura, un rifugio dai pericoli, dalle minacce della vita in nome di un ideale di purezza, distacco ed autonomia assoluta. Ma il confine è incerto e basta poco che il digiuno si trasforma nel suo contrario, l'abbuffata, ed il conseguente senso di colpa impone l'espiazione con il vomito autoindotto e così via senza fine. La "cura" allora si trasforma in malattia, è una fuga dalla realtà e ci si trova a guardare la vita scorrere senza poterla vivere.

MAGRA E BELLA!

In una società che pone al primo posto l'apparire rispetto all'essere, il corpo acquista un'enorme importanza e su di esso si concentrano insoddisfazioni e ansie dell'adolescente in cerca di una sua identità. L'essere attraenti e conformi alle regole sociali di magrezza diventa allora una condizione indispensabile per essere accettati ed avere relazioni sociali, affettive e sessuali con i coetanei. Le ragazze più insicure e passive sono più vulnerabili di quelle più autonome ed indipendenti nei confronti dei modelli di bellezza femminile impossibile presentati dai mass media. Il problema, dal punto di vista sociale, è quindi riconducibile alle problematiche di costruzione dell'identità femminile, in cui la possibilità di avere maggiori opportunità di successo in campo professionale e sociale diminuisce il rischio di ricercare la realizzazione di sè attraverso il corpo.


MANGIARE, CHE CONSOLAZIONE!  
                                            

Nell'alimentazione consolatoria il cibo è un modo fallimentare per contrastare i sentimenti depressivi, di solitudine e di scoraggiamento. Queste sono funzioni svolte anche dall'abuso di alcol e dall'uso di altre sostanze psicoattive. Dalle ricerche scientifiche risulta che il ricorso all'alimentazione consolatoria è maggiore negli adolescenti impegnati in attività di volontariato, ricercate nel tentativo di risolvere insicurezze personali, senso di inefficacia e difficoltà nelle relazioni. Inoltre sono problematiche più di tipo femminile poichè nei maschi il disagio personale e relazionale si manifesta maggiormente con comportamenti attivi, rivolti all'esterno, mentre le femmine scelgono comportamenti solitari, autolesivi e punitivi nei confronti di sè e del proprio corpo. Questo atteggiamento sembra essere legato ai diversi modelli di socializzazione nei due sessi.

I disordini alimentari, dunque, possono essere compresi e prevenuti solo se considerati alla luce delle dinamiche dello sviluppo psicologico, sociale e familiare.